Date/Time
Date(s) - 16 Dic, 2017
17:00 - 23:00
Location
Chelinse
Categories
Inaugurazione dello spazio di documentazione e discussione CHELINSE
Il 16 dicembre inaugureremo un nuovo spazio di documentazione e discussione a Genova.
Dopo mille ragionamenti, abbiamo deciso di chiamare ilposto “Che l’inse” , che in dialetto antico genovese significa “che si dia inizio”. Storicamente la frase è associata ai moti popolari del 1746 contro
l’occupazione asburgica della città. In seguito è stata utilizzata come frase propaganda per l’Unità d’Italia. Si sa, le frasi soprattutto quelle che rappresentano un momento topico vengono poi utilizzate e piegate alle necessità storiche dominanti, spogliandole del significato originario.
Come quella frase anche lepisodio di Sacco e Vanzetti, la narrazione della repressione che i due anarchici hanno subito, è stato “venduto”. In modo differente, sempre però funzionale a spogliarlo dal significato che esso aveva e poteva rappresentare in origine.
Il contesto sociale e politico in cui Sacco e Vanzetti nascono e crescono è quello di Cronaca Sovversiva di Galleani e altri, è un contesto di propaganda anarchica, di intensa attività politica con orizzonti e prospettive veramente rivoluzionarie. Una spina nel fianco di quel paese che, nel giro di qualche decennio
aveva preso consapevolezza di essere diventato la prima potenza mondiale. Culla dello sfruttamento e della sopraffazione, in cui ildissenso interno non era ammesso, a maggior ragione quando questo era causato da immigrati non WASP e in un periodo come quello in cui in Europa e non solo esisteva un fermento rivoluzionario.
Contro tutto questo, Sacco e Vanzetti e molti altri insieme a loro lottavano e la furia e la violenza, con cui lo Stato USA si è accanito contro di loro, sembra esserne indicazione.
Purtroppo a tanto ardore nella lotta non è corrisposta altrettanta capacità di respingere l’attacco. Il movimento di solidarietà che si sviluppò fu in parte strumento dello sradicamento e dello svuotamento di ciò che Sacco e Vanzetti professavano e per cui combattevano, collaborando in parte a restituire alla storia i due come un calzolaio e un pescivendolo piuttosto che dei rivoluzionari.
Da questo ci piacerebbe partire per parlare di solidarietà e metodo. Nessun giudizio, nessuno sbigottimento, solo alcune riflessioni in merito al senso di responsabilità collettiva e individuale che sono sempre messe alla prova da parte dello Stato. E se i meccanismi repressivi si basano proprio sul far perdere
la direzione oltre che la libertà a quanti cadono nelle sue maglie, di contro un movimento di solidarietà deve lottare in direzione ostinata e opposta, mettendo al centro i propri contenuti e la propria etica. Spesso la storia mette alcuni individui di fronte a scelte storiche, epocali, molto difficili, che lo diventano ancora di
più se ilcontesto di riferimento latita o si smarrisce.
Per salvare il vero volto della rivoluzione dall’oblio e dalla leggenda … la salute è in voi!